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La Durability nel ciclismo
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La Durability nel ciclismo
La durabilità nel ciclismo è la capacità di mantenere la qualità della prestazione dopo un carico prolungato, misurabile come la perdita di capacità di generare picchi di potenza elevati dopo un carico di lavoro che determina affaticamento.
È prassi comune effettuare test per determinare le zone di allenamento o per determinare le capacità atletiche degli atleti seguendo protocolli nei quali l’atleta è in condizione ottimali di riposo, ambiente controllato, seguendo scrupolosamente le indicazioni dell’allenatore.
Tuttavia, se questo approccio può funzionare per determinare i ritmi di allenamento, in contesti di gara la durabilità, intesa come la capacità di mantenere alti picchi di potenza dopo una quantità di lavoro svolto, riveste un ruolo fondamentale.
La differenza tra chi vince e chi perde spesso emerge nella capacità di esprimere una potenza quasi “da laboratorio” dopo salite, tratti ventosi, accelerazioni ripetute o lunghi periodi in zona aerobica. La riduzione dell’output rispetto allo stato a riposo non è uniforme: alcuni atleti mantengono più a lungo la potenza di 3–8 minuti, altri preservano meglio la potenza neuromuscolare, altri ancora subiscono un marcato decadimento del lavoro al di sotto di FTP.
In questo articolo andiamo ad analizzare quali sono i fattori che possono incidere sulla capacità di performare dopo tot lavoro svolto, quali sono i principali studi a supporto di questo tema e a titolo esemplificativo effettueremo un’analisi della prestazione tra stato di riposo e stato di fatica nella categoria juniores.
Fattori influenzanti la Durability
Sebbene ad oggi gli studi che indagano i fattori determinanti il decremento della capacità di performare dopo una certa quantità di lavoro sono limitati, possiamo inizialmente valutare partendo da concetti di fisiologia i potenziali fattori che possono determinare un calo della performance.
Possiamo inizialmente suddividere le cause in centrali e periferiche.
Le cause centrali di diminuzione della capacità di performance possono essere ricondotte a una minor capacità di generare impulsi nervosi dal sistema nervoso centrale, a un minor efficienza del sistema cardiocircolatorio (diminuzione della gittata sistolica), innalzamento della temperatura corporea e disidratazione.
A livello periferico, la deplezione di glicogeno a causa di sforzi intensi, la minor capacità di rilascio di Ca2+ dal reticolo sarcoplasmatico, la minor efficienza del ciclo di contrazione muscolare dei ponti actina-miosina e l’accumulo di H+ e K+ altera la capacità delle fibre di svolgere lavoro. La conseguenza è una riduzione della forza per impulso e una necessità di reclutare un numero maggiore di unità motorie per mantenere la stessa potenza, aumentando il costo neuromuscolare e accelerando la fatica.
Interessante uno studio condotto da Barsumyan e colleghi (2) nel quale viene riportato il concetto di Durability come la quarta dimensione della performance e viene affiancata ad altri tre parametri fondamentali nella top performance, ossia massimo consumo di ossigeno, frazione di utilizzo del massimo consumo di ossigeno ed economia del gesto. Questo concetto mette in evidenza come la Durability sia un componente importante nella performance e dallo studio emerge come sia un parametro indipendente da questi indicatori. Tuttavia, sia per il basso numero di soggetti partecipanti allo studio, sia per l’assenza di ulteriori studi a supporto, come riportato anche nello studio, a parere mio sono necessari ulteriori studi per avere una visione più chiara di queste correlazioni.
COSA DICONO GLI STUDI SULLA DURABILITY
Diversi studi hanno valutato la variazione della performance ciclistica in seguito a un carico di lavoro. In genere gli studi vengono effettuati comparando i picchi di potenza su diverse durate in una condizione di fresh state (riposo) e una condizione di affaticamento (fatigue state).
Per standardizzare il protocollo in genere si utilizza la metodica di testare i picchi di potenza dopo determinati kJ di lavoro prodotti (ad esempio dopo 1000/2000 kJ, o in valori relativi alla massa corporea in kJ/kg, ad esempio 40 kJ/Kg). Tuttavia, l’intensità e la durata per raggiungere questo lavoro può variare rendendo difficile la standardizzazione del protocollo.
A riguardo, una review sistematica condotta da Jose Luis Sánchez-Jiménez e colleghi(5) ha indagato come l’intensità dell’esercizio influenza i valori di potenza a seguito di un protocollo per determinare la durability. Molto interessante vedere come chi effettua un lavoro ad alta intensità prima del test, evidenzia una maggior diminuzione della potenza rispetto a chi effettua il lavoro a medio-basse intensità. Questo studio evidenzia come sia molto importante determinare e valutare la capacità di durability in relazione ai protocolli utilizzati, senza soffermarsi sul concetto di kJ consumati.
Uno studio condotto da Barsumyan (1) e colleghi ha valutato il decremento della performance in 14 atleti ben allenati a seguito di un protocollo nel quale hanno verificato come dopo un lavoro pari a 1000 kJ, la performance sui picchi di potenza di durata pari a 20 minuti era significativamente più bassa negli atleti di medio livello rispetto ad atleti amatori di alto livello. Questo risultato evidenzia come anche a livello amatoriale (non professionistico) la capacità di performare in uno stato di affaticamento riveste un ruolo fondamentale al fine del risultato.
Dagli studi è inoltre emersa anche una differenza nella capacità di durability tra uomini e donne: come riportato nello studio di Manuel Mateo-March e colleghi (4), nel quale è stata indagata la differenza tra atleti e atlete professioniste è emerso come le donne presenti nello studio in stato di affaticamento hanno minor capacità di ripetere gli stessi picchi di potenza rispetto a una condizione di riposo.
In sintesi, la letteratura scientifica evidenzia come la valutazione della durability non possa essere ridotta al solo parametro del lavoro meccanico espresso (kJ prodotti), ma debba necessariamente considerare l’intensità e le caratteristiche del protocollo adottato, adattandolo anche al campione di atleti a cui si fa riferimento. Questi risultati sottolineano l’importanza di adottare protocolli specifici e contestualizzati per indagare la durability, riconoscendola come una componente determinante della performance ciclistica, non solo a livello professionistico ma anche in ambito amatoriale.
CASE STUDY
Mediante software di analisi quali WKO5 è possibile effettuare un’analisi dettagliata della capacità dell’atleta di performare dopo determinati kJ di lavoro svolto.
Partendo dalla curva potenza-tempo è possibile visualizzare i migliori valori di potenza espressi dall’atleta in un determinato periodo e confrontali con i picchi di potenza ottenuti da allenamenti e gare in stato di affaticamento.
In questo primo grafico viene riportata in nero la linea dei migliori picchi di potenza e in rosso la linea dei picchi di potenza dopo un lavoro di 10 kJ/kg. Possiamo vedere come dopo 10 kJ/kg di lavoro non si verifica un decremento significativo della performance.
In questo secondo grafico possiamo vedere come dopo 30 kj/kg di lavoro l’atleta ha avuto un decremento significativo delle capacità anaerobiche lattacide/alattacide, un minor decremento della componente relativa a sforzi con componente predominante del Vo2max, mentre per sforzi di lunga durata possiamo vedere che le capacità aerobiche dell’atleta non subiscono un decremento.
Sulla base di questi dati è importante fare una precisazione: bisogna sempre tenere in mente quando si fanno questa tipologia di analisi la provenienza dei dati analizzati, se i picchi di potenza vengono effettuati in condizioni di gara o allenamento, in quanto potrebbero comportare delle analisi errate delle performance.
Bibliografia:
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Barsumyan A, Soost C, Burchard R. Enhanced durability predicts success in amateur road cycling: evidence of power output declines. Front Sports Act Living. 2025 May 14;7:1530162. doi: 10.3389/fspor.2025.1530162. PMID: 40438340; PMCID: PMC12116599.
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Barsumyan A, Soost C, Shyla R, Graw JA, Bliemel C, Burchard R. Durability as an independent parameter of endurance performance in cycling. BMC Sports Sci Med Rehabil. 2025 Jul 10;17(1):192. doi: 10.1186/s13102-025-01238-8. PMID: 40640875; PMCID: PMC12243304.
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Hunter B, Maunder E, Jones AM, Gallo G, Muniz-Pumares D. Durability as an index of endurance exercise performance: Methodological considerations. Exp Physiol. 2025 Mar 27. doi: 10.1113/EP092120. Epub ahead of print. PMID: 40150840.
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Mateo-March M, Barranco-Gil D, Leo P, van Erp T, Muriel X, Javaloyes A, Pallarés JG, Lucia A, Valenzuela PL. Sex differences in durability: A field-based study in professional cyclists. J Sci Med Sport. 2025 Aug;28(8):661-665. doi: 10.1016/j.jsams.2025.02.009. Epub 2025 Mar 5. PMID: 40148210.
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Sánchez-Jiménez JL, Salas-Montoro JA, Mateo-March M, Priego-Quesada JI, Zabala M, Pérez-Díaz JJ. Is intensity the most important factor in determining the amount of prior work accumulated that affects cyclists' acute durability? A systematic review. Eur J Appl Physiol. 2025 Jul 4. doi: 10.1007/s00421-025-05885-0. Epub ahead of print. PMID: 40613880.